Disastri ecologici … Bisfenolo A

DISASTRI ECOLOGICI CREATI DAGLI INTERFERENTI ENDOCRINI (DIOSSINA, BISFENOLO A, FTALATI)

INTRODUZIONE

Il bisfenolo-A (BPA) è una sostanza chimica usata prevalentemente in associazione ad altre sostanze chimiche per produrre plastiche e resine. Ad esempio, il BPA è usato nelle plastiche in policarbonato, un tipo di plastica rigida, trasparente e altamente performante. Il policarbonato viene utilizzato per produrre recipienti per uso alimentare come bottiglie per bibite con vuoto a rendere, stoviglie di plastica (piatti e tazze) e contenitori per la conservazione degli alimenti.

Il BPA viene utilizzato anche per produrre resine epossidiche usate nella produzione di pellicole e rivestimenti per lattine, bibite e alimenti.

Il BPA può migrare in piccole quantità nei cibi e nelle bevande conservati in materiali che contengono BPA.

EFFETTI SULL’UOMO

Il BPA è considerato un interferente endocrino, vale a dire una sostanza in grado di danneggiare la salute alterando l’equilibrio endocrino, soprattutto nella fase dello sviluppo all’interno dell’utero e nella prima infanzia.

Gli studi sperimentali, ed anche un numero crescente di studi epidemiologici, indicano che il BPA ha effetti estrogenici, quindi in grado di “mimare” l’azione degli estrogeni (ormoni “femminili”) che hanno una vasta influenza sulla funzione riproduttiva, ma anche su altre funzioni dell’organismo.

Il BPA, pertanto, può alterare lo sviluppo dei sistemi riproduttivo, nervoso ed immunitario.

Nell’adulto la tossicità del BPA sembra modesta tuttavia, il feto ed il neonato, a causa delle loro ridotte dimensioni e minori capacità di metabolizzare, potrebbero risultare molto più vulnerabili.

I risultati degli studi sul BPA sono talora contraddittori: tuttavia, l’agenzia europea per le sostanze chimiche (European Chemicals Agency, ECHA)  ha considerato che le evidenze sono complessivamente sufficienti per considerare il BPA in grado di danneggiare la funzione riproduttiva (2014) e agire come un interferente endocrino (2017).

A causa dei numerosi usi della sostanza, in campo alimentare e non, la popolazione è molto esposta al bisfenolo A. In particolare, il BPA può passare in piccole quantità dai recipienti che lo contengono ai cibi eD alle bevande, soprattutto se i materiali non sono perfettamente integri e sono utilizzati ad alte temperature.

IL PERCORSO PER RICONOSCERNE LA SUA PERICOILOSITA’

Dubbi sull’utilizzo del Bisfenolo A (BPA) e sui rischi per la salute umana sono rintracciabili fin dai primi anni ’30 dello scorso secolo.

Nel 2008, a seguito dell’allarme lanciato da diversi studi che ipotizzavano una connessione tra l’esposizione ai BPA e l’insorgere di malattie del sistema riproduttivo maschile nei feti, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (ECHA) ha avviato una revisione delle autorizzazioni all’uso del BPA senza però incorrere in documentazione scientifica sufficiente da determinare rischi per la salute umana.

L’ECHA ha ribadito la stessa posizione anche nelle revisioni del 2009, 2010, 2011 e 2015. Nel 2010, però, l’UE metteva al bando i biberon contenenti bisfenolo A (divieto entrato in vigore solo l’anno successivo).

Il punto di svolta arriva SOLO a inizio gennaio 2017, quando l’ECHA inserisce il BPA tra le sostanze in lizza per l’eventuale inclusione nell’elenco delle sostanze soggette ad autorizzazione di cui all’articolo 59, paragrafo 1, del regolamento REACH che raccoglie le sostanze “estremamente preoccupanti per la salute umana”.

La sentenza della Corte di giustizia europea dell’ 11 luglio 2019 conferma l’iscrizione senza eccezioni del bifenolo A tra le sostanze pericolose per la salute umana.

COME LIMITARE L’INGESTIONE DI BISFENOLO?

Essendo una sostanza che entra in gioco durante la produzione delle materie plastiche, è difficile non assumere il bisfenolo A in quantità anche minime.

Sicuramente negli anni, in seguito agli studi condotti, il suo uso è stato ridotto notevolmente e, in alcuni casi, anche vietato, come ad esempio per la produzione dei biberon. 

Nonostante ciò, è importante, tuttavia, essere consapevoli della sua presenza in tantissimi prodotti cui entriamo in contatto ogni giorno. Per ridurre quindi l’assunzione di BPA con l’ingestione di prodotti in cui potrebbe essere migrato, anche se pochi, possono essere messe in atto alcune azioni utili. Vediamo quali:

  • evitare il più possibile l’utilizzo di cibi confezionati;
  • preferire acqua di rubinetto, oppure acquistare acqua in bottiglie di vetro;
  • acquistare bevande e alimenti confezionati in Tetra Pak;
  • optate per prodotti che riportano la dicitura BPA-free in etichetta;
  • usate bottiglie biodegradabili o di vetro, piatti in carta biodegradabile e tante altre soluzioni green;
  • se usate contenitori in plastica “PC”, cioè di policarbonato, controllate sempre il loro stato di usura, perché più la plastica è rovinata più vi è la possibilità che questa ceda BPA all’alimento;
  • evitate di far entrare in contatto i contenitori, le bottiglie o vaschette in PC con acqua troppo calda e liquidi acidi;
  • non riscaldate gli alimenti in contenitori di plastica nel forno a microonde: questo può infatti favorire la migrazione di bisfenolo A nel cibo.

In generale il consiglio migliore per limitare il più possibile l’esposizione del nostro organismo al BPA riguarda l’acquisto di prodotti sfusi o comunque privi di confezioni di plastica o di latta. 

INNOVAZIONI PER RISOLVERE O LIMITARE IL PROBLEMA

Ci sono tre approcci possibili per fornire diverse alternative al bisfenolo A:

1 Sostituire il bisfenolo A con un’altra sostanza;

La lignina potrebbe essere utilizzata per creare bisguaiacol-F (BGF), un composto con una struttura molecolare simile al BPA, ma senza la capacità di interferire con il nostro sistema ormonale.


2 Sostituire il materiale contenente BPA con un altro materiale plastico o un altro polimero avente proprietà simili al polimero di partenza;

Alcune sostanze alternative sono: vinile, poliestere, oleoresine, polimeri modificati, e titanio dioxide. Sono sostanze già disponibili in commercio ma penalizzate attualmente nel loro utilizzo da un maggiore costo di acquisto.

Per quanto riguarda i rivestimenti interni delle lattine si possono usare materiali alternativi quali resine di poliestere, oleoresine, bioresine.

Per la realizzazione di biberon, i materiali alternativi utilizzati sono plastiche poliolefinische (polipropilene) o polimeri termoplastici come il polisolfone o polieteresolfone: materiali ad elevata robustezza ma che escludono l’impiego di BPA nelle fasi di produzione.

3 Sostituire il materiale contenente BPA con un materiale di altra natura.


Utilizzo di un polimero di origine vegetale PLA (Acido Polilattico). Si tratta di un poliestere termoplastico compostabile creato partendo da monomeri di acido lattico o lattide impiegando amido estratto da fonti vegetali rinnovabili.
Il PLA è una bioplastica sviluppata per il mercato dell’imballaggio. Programmi di ricerca hanno dimostrato però che il PLA potrebbe essere utilizzato anche nella fabbricazione di bicchieri monouso, imballaggio alimentare e pellicole, bottiglie.

In altri contesti (bottiglie o imballaggi alimentari in genere) possono essere impiegati materiali di natura differente quali il vetro, la ceramica, l’acciaio inossidabile.

Anche per quanto riguarda le carte degli scontrini termici è già disponibile una carta termica senza BPA, che usa come reagente un derivato del mais.

Questi materiali alternativi, e tutti gli altri che la ricerca potrà introdurre nei prossimi anni, sono sicuramente utili a ridurre l’uso del BPA nei prodotti di uso comune e con questo gli effetti che la contaminazione da BPA possono causare.

Oltre a questo, è necessario però una maggiore informazione e sensibilizzazione sugli effetti del BPA e di come contenerne gli effetti sulla salute dell’uomo, con campagne di comunicazione e di incentivazione all’uso di materiali alternativi attualmente penalizzati da un costo di produzione maggiore.

CONCLUSIONI

Non ci sono quindi veri e propri disastri legati all’uso del Bisfenolo A, ma l’uso molto diffuso e protratto negli anni ne hanno fatto una presenza costante nelle abitudini di vita delle persone soprattutto nella conservazione dei prodotti alimentari con tutte le conseguenze che l’ingestione di un cibo contaminato comporta.

Il riconoscimento molto tardivo da parte degli enti competenti e la mancanza di informazione precise sulla sua tossicità hanno causato un allargamento delle occasioni di contagio oggi molto più difficili da arginare.

I prodotti contenenti Bisfenolo A sono entrati sempre di più nella nostra vita quotidiana, a tutti i livelli, diventando oggi più difficili da sostituire sia come prodotto che come abitudine d’uso.

Servirà quindi uno sforzo importante e deciso sia da parte degli enti governativi che da parte del cittadino per invertire questa tendenza e ridurre così gli effetti che il BPA ha sul sistema endocrino e riproduttivo delle persone.

Articolo a cura di Andrea Meneghello, Tutor Scuola per Nature Life Coach